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Antonio Damasco ci racconta la sua esperienza nell’ambito dell’Europrogettazione.

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Approfondiamo la “storia” di Specially Unknown con un’intervista ad Antonio Damasco, Direttore presso la Rete Italiana di Cultura Popolare e voce-guida del podcast appena uscito. Oltre alla bellissima storia degli “sconosciuti speciali”, Antonio ci racconta il suo percorso e la sua esperienza nell’ambito dell’Europrogettazione.

L’intervista a Antonio Damasco

Europea è la prima serie podcast di Guida all’europrogettazione, disponibile con un episodio a settimana su tutte le piattaforme audio free. Ogni puntata è dedicata a un luogo, a una dimensione cittadina, locale, di quartiere e al suo percorso per inserirsi nel più ampio contesto europeo partendo da bisogni comuni e metodi innovativi per farvi fronte.

Si inizia con il viaggio a Porta Palazzo, nel cuore multietnico di Torino. Qui, Vitalba incontra Antonio Damasco, antropologo, attore e direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare, un ente di promozione sociale che punta a reinventare forme di socialità a partire dalle esigenze dei quartieri e dei suoi abitanti. Tra queste le Portinerie di Comunità, presidi urbani di ascolto e cura del territorio che portano avanti l’eredità del progetto europeo Specially Unknown, un progetto finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione.

Approfondiamo la “storia” di Specially Unknown con un’intervista ad Antonio Damasco, Direttore presso la Rete Italiana di Cultura Popolare e voce-guida del podcast appena uscito. Oltre alla bellissima storia degli “sconosciuti speciali”, Antonio ci racconta il suo percorso e la sua esperienza nell’ambito dell’Europrogettazione.

1. Attraverso quale percorso ti sei avvicinato ai fondi europei e all’europrogettazione?

Il nostro percorso verso l’europrogettazione nasce da più di 15 anni di lavoro su un tema specifico: come rendere la narrazione delle "storie" delle persone qualcosa di utile, operativo e generatore di relazioni. Questa esperienza è stata apprezzata da chi, in Europa, si occupa di tematiche affini. La Fondazione olandese BMP, poi capofila del nostro progetto Specially Unknown, ci ha contattati e da lì è iniziato questo percorso. Grazie a loro e al progetto Specially Unknown ci siamo resi conto di quello che avevamo realizzato e delle sue potenzialità. Grazie al progetto europeo abbiamo sviluppato una nuova consapevolezza e abbiamo potuto "innestare" e sviluppare nuove idee. 

2. Su quali linee di fondi europei hai avuto l’occasione di lavorare e con quali risultati?

La nostra esperienza sui progetti europei è nata con il progetto Specially Unknown, che era finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione. È un’esperienza che intendiamo sviluppare: abbiamo da poco completato il processo di registrazione al Registro del Terzo Settore e siamo ora pronti a partecipare ai progetti anche in qualità di capofila. Abbiamo da poco presentato una proposta nell’ambito di una call dell’EIT Culture and Creativity e ci stiamo attrezzando per nuove opportunità. La metodologia delle Portinerie di Comunità, "spin-off" di un progetto europeo, suscita oggi un grande interesse in Italia e in Europa.

3. Quali sono le difficoltà principali che incontri nella presentazione dei progetti?

La presentazione dei progetti è, in realtà, la parte più bella di tutto il processo. È un lavoro in cui si impara molto da quanto fanno gli altri, in cui altri imparano da te, in cui si ha la possibilità di scambiare esperienze e crearne, insieme, di nuove. È un "accompagnamento a crescere" reciproco. Più complessa è la parte di rendicontazione, in cui occorre seguire regole comuni pur conciliando sistemi di gestione diversi. E anche una diversa struttura dei costi: nel nostro settore, il costo di una persona è molto più basso in Italia rispetto ad altri paesi.

4. Cosa ti è più di aiuto in fase di preparazione dei progetti europei? 

Per la preparazione dei progetti europei i fattori fondamentali sono le informazioni e il tempo. Avere il tempo di preparare il progetto, testare la validità dell’approccio, valutare le capacità e l’affidabilità dei partner, fornisce un vantaggio enorme. Permette di scegliere i migliori partner e di preparare una proposta ben pensata e ben preparata, che sono i fattori decisivi per poter vincere i progetti. Avere le informazioni in tempo utile (attraverso la Guida o altri strumenti) dà tempo di prepararsi ed è quindi, insieme al tempo, l’elemento-chiave nella preparazione di un progetto europeo.

5. Cosa consiglieresti a chi vuole presentare un progetto con fondi europei?

Prima di presentare un qualsiasi progetto è indispensabile fare un’analisi dei casi di studio in Europa, capire chi lavora, e come, sulla tematica che si intende affrontare. Occorre proporre qualcosa di nuovo, possibilmente più efficace di quanto esiste già. Essere consapevoli che è possibile, spesso probabile, che altri stiano già facendo la stessa cosa e meglio. Occorre trovare, creare e sviluppare le affinità con i partner più in linea con la propria missione. Perché lanciarsi in un progetto europeo significa innanzitutto non essere soli ma intraprendere un cammino comune.

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